La vera falsa storia di Ping Pong

Il team finlandese di Disco Gay delle Olimpiadi rosa del 1993


Alla tenera età di quattordici anni, Ping Pong scoprì la sua vera vocazione professionale sbagliando porta ed entrando nel famoso locale gay Tacchi a spillo e Basette. Ping Pong era ed è tutt'ora eterossessuale, per quanto non praticante, e non ha particolare amore per la musica elettronica da ballo. Però si accorse, nel mimetizzarsi con gesti convulsi nella calca di giovani baffuti e piacenti, che riusciva a muoversi terribilmente male e senza la benché minima traccia di mascolinità.
Poteva voler dire soltanto una cosa: sarebbe diventato un atleta di Disco Gay.

Nel 1991 strappò il suo primo contratto da professionista con la Ufo Probe Sports, squadra di balli gay finanziata dall'omonima azienda di dildo anali. Si presentò solo ad alcuni eventi sul suolo nazionale, ma non riuscì a piazzarsi in modo dignitoso. Nonostante questo, alcuni critici avevano già notato in lui un potenziale interessantissimo.

Nel 1992 arrivò secondo al campionato americano di Toccarsi il capezzolo e si qualificò ai mondiali di Braccine all'aria mostrando il sedere, seppure sia stato sfortunatamente eliminato agli ottavi dal leader indiscusso della disciplina, Franz "il gibbone" Sturmtruppen.
Seppure finì la stagione a secco di trofei, la DGW, massimo organo sportivo delle discipline di danza omosessuale agonistica, premiò i suoi sforzi con il titolo di Madonna d'Oro 1992.

L'anno successivo fu praticamente perfetto per l'atleta sinoamericano e la sua fama divenne tale da essere conosciuto anche fuori dal circuito dei professionisti.
Strappò un'insperata medaglia d'argento alle Olimpiadi rosa di Philadelphia nella disciplina del Salto a piedi uniti agitando i pugnetti, lottando fino all'ultimo con colossi del calibro del cubano Misty Moreno, John "Suck it" Baines e Billy Idol.
Lo stesso anno riuscì, primo nella storia dello sport, ad aggiudicarsi il Double Penetration, cioè la vittoria nella stessa stagione dei prestigiosi Decathlon di ballo omo di Helsinki e Mykonos.

Ma i successi portarono le prime invidie. E le prime invidie portarono i primi scandali.
Dall'inizio della sua carriera agonistica, Ping Pong a più riprese affermò con orgoglio la sua identità omosessuale, diventando anche il testimonial della campagna di sensibilizzazione Anche fra le verdure ci sono i finocchi.
Può sembrare un grave errore l'ipocrisia di Ping Pong, ma a metà degli anni Novanta non era ancora accettata l'eterosessualità fra gli atleti e i pochi diversi venivano con pretestuose sanzioni disciplinari esclusi dal circuito internazionale.
All'inizio del 1994, la rivista «Daily queer» pubblicò in prima pagina la foto di un Ping Pong adolescente, colto sull'atto di leccare il collo a una prostituta dalle enormi tette. L'atleta smentì goffamente le accuse del giornale, affermando che in quella occasione stava soltanto annusando il profumo della lucciola, un distillato alla vaniglia che trovava assolutamente divino per il suo numero con il boa.
Ma un successivo articolo sullo stesso giornale, aperto con il tombale titolo ETERO!, conteneva un'immagine che mostrava inequivocabilmente le sue preferenze sessuali: Ping Pong era stato immortalato, seduto sulla poltrona del suo appartamento, mentre giocava a Fatal Fury Special con una birra in mano, per giunta ad alta gradazione alcolica.
Il «Daily queer» tuonò in seconda pagina: «Qualcuno potrebbe affermare che la foto sia decontestualizzata, ma oltre alla disgustosamente maschia birra, la scelta del gioco e della console dimostrano ampiamente i gusti sessuali di Ping Pong. Una persona regolarmente tesserata in discipline omo, più volte considerato il boyfriend di modelli e ballerini senza che abbia mai smentito. È così etero da non aver nemmeno usato l'icona gay Billy Kane, buttandosi su un banalmente etero Terry Bogart».

Questo, senza ombra di dubbio, fu l'inizio del declino di Ping Pong.


[continua…]

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