I contro della distribuzione digitale

Che belli i titoli in Digital Delivery.
Costano spesso più del prezzo a cui tutti, tranne i lombrichi nella melassa, possono portare la loro controparte fisica a casa.
Sono legati in genere a un account, a sua volta collegato a un numero massimo di pc.
In alcuni casi possono essere scaricati solo un numero prefissato di volte e per un determinato lasso di tempo.
I loro manuali in pdf sono in risoluzioni ridicole e spesso stampabili mediocramente. Ciò spiega come mai in ospedale, negli ultimi due o tre anni, si trovino persone con fogli A4 in mano che perdono sangue dai pori del culo senza apparente ragione.
Considerate le connessioni italiane del Cro-Magnon e le dimensioni gargantuesche dei file di installazione, molti si chiedono perché pagare per perdere un giorno a scaricarli (alcune volte senza nemmeno la possibilità di usare gestori di download) quando li warezzi gratis nella stessa, stupida, maniera.
I pre-order online premiano solo con oggettini in game la cui utilità fa impallidire soltanto ipotetici gratta-preti.
Uccidono il mercato dell'usato, facendo fallire catene come Gamestop. Vogliamo che i loro negozi vengano rasi al suolo con molotov per crearci sopra soviet sado-maso, non che chiudano senza farci frustare nemmeno una delle commesse sgallinate che girano fra gli scaffali.

Proprio belli, i DD.
Non fosse sufficiente, rischiano fra molti anni di indebolire il settore del collezionismo videoludico, non permettendoci quindi di rimirare splendidi animali da palco come il prode Ping Pong.



Presto racconteremo nei dettagli la sua meravigliosa storia, sveleremo gli avvenimenti che hanno portato un comune asiatico a danzare fra gli scaffali della sua collezione sulle note di una cover gay.
Believe.

1 cretinate:

Matsu 19:23:00  

Un grazie al rosso turtler Ziano per il link al video che mi ha cambiato la vita.
Se qualcuno ha un'idea di chi sia realmente Ping Pong e a chi si rivolga, lo prego di dirmelo in un orecchio. E poi di dimenticarlo.

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