Eutanasia elettronica parte prima: Frogger.

Multifap è chiaramente a favore dell'eutanasia. No, Mister Opus Dei. Non stiamo parlando tanto dell'umana compassione per ingombranti soprammobili organici, tenuti in vita per far contento qualche omino invisibile che ci giudica, quanto di storici brand videoludici su cui viene perpetrato un evidente accanimento terapeutico.
Lasciateli morire, ve ne preghiamo.
Ci hanno dato tantissimo quando non erano ancora superflui, sorpassati e anacronistici. Crediamo si meritino di concludere la loro esperienza terrena con un fottuto straccio di dignità.
Vogliamo ricordare in questo e in futuri interventi le vittime più illustri di remaking e rebooting selvaggio, sperando di sensibilizzare le masse all'argomento. Non ci fermeremo fin quando qualcuno non aprirà un gruppo su Facebook, tipo Uccidiamo gli asasini dei klassici x la pace, sia chiaro.


Frogger


Ora, suppongo che tutti sappiano il concept di Frogger. Sei una rana, vuoi attraversare la strada. Cerchi di attraversare la strada. Muori contro pixel enormi semoventi. Infili un altro gettone. Cerchi di attraversare la strada. Eviti pixel enormi semoventi e salti su altri pixel semoventi color merda. Altra rana, vuoi attraversare la strada. Cerchi di attraversare la strada. Muori contro pixel enormi semoventi ma più gagliardi. Infili un altro gettone. Sei una rana, aldilà di ogni sospetto. Una rana che fa questo e nient'altro, per il resto della sua patetica vita virtuale fino ad esaurimento gettoni.
Come i più acuti fra voi bestie potranno intuire, le meccaniche ludiche di Frogger sono piuttosto scevre di particolari colpi di genio. Si parla del 1981. A quei tempi sembrava molto intelligente truccarsi come travestiti per fare colpo in società. In Italia c'era chi pensava di abitare in un Paese moderno. Si firmava No per l'aborto per dire di Sì. Roba semplice per gente semplice.
Del resto gran parte del fascino che suscita oggi deriva dall'assoluta carica primitiva dell'esperienza di gioco. La sua natura irripetibile, ancorata al periodo in cui uscì nelle sale, sembra un concetto molto semplice da assimilare. Sembra e basta, considerati invece i sedici seguiti più o meno ispirati dal classico Konami. Sedici, roba da far venire le lacrime anche a Wesley Snipes.
Prendiamo Frogger: Ancient Shadows ad esempio. Le similitudini sono praticamente pari a zero. Il protagonista, da stupido anfibio ossessivo-compulsivo, diventa una simpatica mascotte antropomorfa in braghe di jeans. L'obiettivo, da semplice corsa verso una tana, si tramuta nel salvataggio spericolato della propria fidanzata da un oscuro avversario. Le meccaniche, da una botta e via per mai più telefonare, si trasfigurano in zoppicanti virtuosismi platformistici, spesso arrestati da scenette piene di battute e brutture metareferenziali. Roba da sembrare un Klonoa programmato in Pascal e diretto da Coggima.
Non solo non vi è alcun collegamento sensato fra l'arcade e questo titolo del 1997, ma è anche uno dei platform più orrendi e stantii della scorsa generazione di console. Quasi meriterebbe di finire come titolo on demand su Marketplace, da quant'è brutto.

Segnali di accanimento terapeutico:


Lo vogliamo ricordare così:

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